Realtà ahahah

Far comprendere che la vita è una barzelletta cosmica,non sarà facile ma ci proverò
Grande povertà è quando l'uomo ha bisogno di tante cose: perché così egli dimostra di essere povero di cose del Grande Spirito.
Tuiavii capo polinesiano
Partirono alla ricerca della Verità. Trovarono chi li stava sognando.
Alejandro Jodorowsky
Nessuno va chiamato nemico; tutti sono tuoi benefattori, e nessuno ti fa
del male.
Non hai nemici, eccetto te stesso.
Francesco d’Assisi

I GOVERNI NON VOGLIONO UNA POPOLAZIONE IN GRADO DI PENSIERO CRITICO VOGLIONO LAVORATORI OBBEDIENT

I GOVERNI NON VOGLIONO  UNA POPOLAZIONE IN GRADO DI PENSIERO CRITICO  VOGLIONO LAVORATORI OBBEDIENT
I GOVERNI NON VOGLIONO
UNA POPOLAZIONE IN GRADO
DI PENSIERO CRITICO

VOGLIONO LAVORATORI OBBEDIENTI
PERSONE INTELLIGENTI QUANTO BASTA
PER FAR FUNZIONARE LE MACCHINE
E STUPIDI ABBASTANZA PER
ACCETTARE PASSIVAMENTE LA LORO SITUAZIONE

lunedì 7 gennaio 2013

Il papalagi non ha tempo



IL PAPALAGI ama il metallo rotondo e la carta pesante, ama
introdurre nella sua pancia molto liquido ricavato da frutta
uccisa, e carne di maiale, bue e altri orribili animali, ma più
di tutti ama quel che non si lascia afferrare e che tuttavia
esiste: il tempo. Fa tanta scena e discorsi ridicoli, e anche
se non ce ne potrà mai essere di più di quanto non ce ne
sia tra l'alba e il tramonto, per lui non è mai abbastanza.
Il Papalagi è sempre scontento del tempo che ha a
disposizione, e accusa il Grande Spirito di non avergliene
dato di più. Bestemmia contro Dio e la sua grande saggezza dividendo e ridividendo ogni nuovo giorno secondo
un piano preciso. Lo spezza proprio come si farebbe con
una noce di cocco servendosi di un coltello da boscaglia.
Tutte le parti hanno un nome preciso: secondi, minuti, ore.

Il secondo è più piccolo del minuto, che è più piccolo
dell'ora; tutti insieme fanno un'ora, e sono necessari sessanta minuti, e ancora più secondi, per arrivare a un'ora.
Questa è una cosa che ho assimilato male, che non ho
mai capito bene, perché mi fa star male pensare più del
necessario a cose così infantili. Il Papalagi fa di questo un
gran sapere. Gli uomini, le donne e i bambini stessi, che
ancora non si reggono sulle loro gambe, portano nei loro
panni una piccola e piatta macchina rotonda, che pende
sul collo legata a spesse catene di metallo, oppure è
allacciata al polso con strisce di pelle, dalla quale sanno
leggere il tempo. Questa lettura non è facile. Si fanno esercitare  bambini, tenendo la macchinetta vicino all'orecchio
per farli divertire.
Queste macchine, che si possono portare facilmente su
due dita tese, assomigliano al loro interno alle macchine
che sono dentro la pancia delle grandi navi, che voi tutti
conoscete. Ci sono però anche grandi e pesanti macchine
del tempo che stanno ritte all'interno delle capanne o che
pendono dall'estremità più alta delle case, perché possano essere viste da lontano. Quindi dopo che è passata
una parte del tempo, due piccole dita che sono all'esterno
lo segnalano, e contemporaneamente la macchina manda
un urlo, e uno spirito colpisce il ferro che è nel suo cuore.
Proprio così, in una città europea quando una parte del
tempo è trascorsa c'è un fragore violento.
Quando risuona questo rumore del tempo il Papalagi si
lamenta: «È duro pensare che è passata un'altra ora». Fa
poi una faccia triste, come chi debba sopportare una gran
pena, anche se arriva subito un'ora tutta fresca.
Non ho mai compreso tutto questo, posso solo pensare
che si tratti di una grave malattia. «Il tempo mi sfugge», «II
tempo galoppa come un cavallo!», «Datemi un po' di
tempo!», questi sono i lamenti dell'uomo bianco.
Dico che questa deve essere una malattia, perché, se
anche il Bianco ha voglia di fare qualcosa che in cuor suo
desidera, per esempio stare al sole o andare sul fiume in
barca, oppure amare la sua ragazza, guasta quasi sempre il suo piacere fissandosi sul pensiero: «Non mi rimane
tempo per essere contento». Il tempo ci sarebbe, ma lui
anche con la migliore volontà non riesce a vederlo. Parla
di mille cose che gli rubano il tempo, si piega imbronciato
e scontento su un lavoro che non ha voglia di fare, che
non gli da nessuna gioia e al quale non lo obbliga nessuno tranne lui stesso. Se però improvvisamente si accorge
di avere tempo, che ne ha a disposizione, o se un altro gli
da del tempo - i Papalagi si danno reciprocamente tempo
in molte maniere: niente viene tanto stimato quanto questa
attività - allora gli manca nuovamente la voglia, o è stanco
per il lavoro fatto senza gioia. E di regola vuole fare il giorno dopo ciò per cui avrebbe tempo quello stesso giorno.
Ci sono Papalagi che sostengono di non avere mai
tempo. Corrono freneticamente qua e là, come se fossero
posseduti dal demonio, e ovunque vadano fanno del male

e creano spavento perché hanno perso il loro tempo.
Questa ossessione è uno stato tremendo, una malattia che
nessun uomo della medicina può guarire, che contagia
molti e porta alla rovina.
Poiché ogni Papalagi è posseduto dall'angoscia per il
tempo, sa anche molto precisamente quante volte sono
sorti la luna e il sole da quando ha visto per la prima volta
la grande luce, e non solo lo sanno tutti gli uomini, ma
anche tutte le donne e tutti i bambini, anche piccoli. E
questo gioca un ruolo così importante da venir festeggiato
a intervalli di tempo precisi e costanti con fiori e grandi
banchetti. Spesso ho sentito come ci si sentisse in dovere
di vergognarsi per me, quando mi si chiedeva l'età e io
ridevo non sapendolo. «Ma devi pur sapere quanti anni
hai!» dicevano, lo rimanevo in silenzio e pensavo: è
meglio che non lo sappia.
Sapere l'età significa sapere per quante lune si è vissuti. Questo contare e cercare di sapere è molto pericoloso,
perché si sa quante lune dura la vita della maggioranza
delle persone. Ognuno vi presta una grande attenzione, e
quando sono passate proprio tante lune si dice: «Tra poco
morirò». Non si prova più nessuna gioia e si muore veramente in poco tempo.
In Europa ci sono solo poche persone che hanno veramente tempo. Forse non ce n'è proprio nessuna. Per questo la maggior parte di loro corrono attraverso la vita come
un sasso che sia stato lanciato. Quasi tutti camminano
guardando per terra e agitando le braccia per procedere il
più velocemente possibile. Quando qualcuno li ferma
dicono irritati: «Perché mi devi disturbare, non ho tempo,
cerca di sfruttare bene il tuo». Si comportano proprio
come se chi è più veloce valesse di più e fosse più valoroso di chi procede lentamente.
Ho visto un uomo mettersi le mani tra i capelli, digrignare i denti e strabuzzare gli occhi come un pesce agonizzante, diventare rosso e verde e sbattere mani e piedi,
perché il suo servitore era arrivato più tardi di un soffio. Il
soffio era per lui.una grande perdita, irreparabile. Il servitore fu costretto a lasciare la capanna, il Papalagi lo cacciò e gli gridò: «Mi hai rubato tempo abbastanza. Chi non
rispetta il tempo, non ne è degno».
Solo una volta ho incontrato un uomo che aveva molto
tempo e non si lamentava mai per la sua mancanza; ma
quest'uomo era povero, sporco e abbandonato. La gente
si teneva alla larga da lui e nessuno lo rispettava. Non riuscivo a comprendere un tale comportamento: camminava
senza fretta e i suoi occhi sorridevano in modo tranquillo e
amichevole. Quando lo chiesi a lui la sua espressione si
alterò e disse tristemente: «Non ho saputo mai utilizzare il
mio tempo e per questo sono una povera nullità disprezzata da tutti». Quest'uomo aveva tempo ma neanche lui
era felice.
Il Papalagi dedica tutte le sue forze e i suoi pensieri a
trovare il modo di rendere sempre più pieno il tempo.
Utilizza l'acqua e il fuoco, la tempesta, i lampi del cielo per
trattenere il tempo. Costruisce ruote di ferro per i suoi
piedi e da ali alle sue parole per avere più tempo. E perché tutta questa gran fatica? Cosa fa il Papalagi con il suo
tempo? Non l'ho mai capito veramente, anche se parla e
gesticola come se il Grande Spirito lo avesse invitato a un
ricevimento.
Credo che il tempo gli sgusci via come un serpente tra
le mani umide, proprio perché lo tiene troppo stretto a sé.
Non gli lascia il modo di riprendersi. Gli corre dietro dandogli la caccia tendendo le mani, non gli concede alcuna
sosta perché possa stendersi al sole. Il tempo deve stargli
sempre vicino, deve cantargli e dirgli qualcosa. Il tempo
però è quieto e pacifico, ama la tranquillità e starsene
disteso su una stuoia.
Il Papalagi non ha compreso il tempo, non lo capisce,
e lo maltratta con i suoi rozzi costumi.
Cari fratelli! Non ci siamo mai lamentati per il tempo, lo
abbiamo amato così come è venuto, non gli siamo mai
corsi dietro, non lo abbiamo mai voluto concentrare o dilatare. Non è stato mai per noi motivo di disagio o fastidio. Si faccia avanti chi tra noi non ha tempo! Tutti noi abbiamo
tempo in gran quantità; e siamo soddisfatti del tempo che
abbiamo, non abbiamo bisogno di più tempo di quanto ne
abbiamo e comunque ne abbiamo abbastanza. Sappiamo
che arriviamo sempre in tempo ai nostri obiettivi e che il
Grande Spirito ci chiama a lui secondo la sua volontà,
anche se non conosciamo il numero delle nostre lune.
Dobbiamo liberare il povero, il confuso Papalagi dalla follia, dobbiamo distruggergli la sua piccola macchina del
tempo rotonda e annunciargli che dall'alba al tramonto c'è
molto più tempo di quanto un uomo possa avere bisogno.


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